Il confine è una linea che separa. E’ netta, non ammette ambiguità. Di là o di qua. Ha dalla sua il peso della legge: per scavalcarlo bisogna infrangerla.
Nulla è più artificiale di un confine.
Questa striscia di terra sottile e lunga, corre per 911 km.
Sulla mappa del Mondo divide la Siria dalla Turchia, secondo chi su questa terra ci vive da sempre, il confine divide il Rojava (Siria del Nord) dal Bakur (sud-est della Turchia), ma soprattutto divide famiglie, storie, affetti ed un paese che esiste ma non troverete sulle cartine geografiche.
Si chiama Kurdistan.
Dilges vive a Siftek, un piccolo villaggio ad una decina di chilometri da Kobane a ridosso delle postazioni dell'esercito turco a guardia del confine. E' un contadino, ma non può
coltivare la propria terra perchè qui i turchi sparano senza motivo, ed uccidono, come accaduto a suo cugino.
Layla è una ragazza di neanche trent’anni ed è la prima sindaca donna della città di Gire Spi. La sua città è libera da qualche mese, ma i segni della presenza di daesh qui sono
ancora visibili.
Riza Altun, sessanta anni, baffi d'ordinanza e capelli brizzolati, è uno dei co-fondatori del PKK nonché responsabile degli affari esteri. Da più di trenta anni vive in totale clandestinità in quanto la Turchia gli da la caccia da anni.
Ibrahim è un uomo di mezza età. E' il ministro degli esteri del cantone di Kobane e definisce l'accordo stretto tra Europa e Turchia come “criminale”.
Roza ha poco meno di quaranta anni, è di Kobane e racconta di essere stata costretta a lasciare la città quando la guerra è arrivata davanti la porta di casa. Ha vissuto per diversi mesi in Turchia provando sulla propria pelle l'accoglienza nei campi-lager costruiti dalla Turchia.
Messoud è un ragazzo dalla faccia pulita poco più che trentenne. E' nato e cresciuto a Qamishlo, è un giornalista e fa parte della campagna “No More Silence” lanciata per rompere il silenzio di comunità e media internazionali rispetto al coprifuoco dell'esercito turco che ha ridotto in macerie la città di Nusaybin, poco oltre confine.
Zilan vive nel quartiere di al-Hilaliya, a ridosso del confine con la Turchia. Suo nipote di dieci anni, Besir, è stato ucciso dai militari turchi mentre era in corso una protesta per rompere l'assedio di Kobane.
E poi Baba, Narin, Azad, Ciwan, Xabat ed altri mille ancora.
Sono i nomi di coloro che vivono sul confine, le loro storie sono quelle di un intero popolo diviso da quattro confini fra quattro stati diversi.
Da Kobane a Qamishlo, su questo confine molte famiglie sono state divise in due. Per decenni, hanno attraversato in segreto e illegalmente il confine minato per visitare l’un altro. L’esercito turco e siriano hanno ucciso decine, se non migliaia,di persone su questo confine.
“Binxet – Sotto il confine” è un viaggio tra vita e morte, dignità e dolore, lotta e libertà.
Si svolge lungo i 911 km del confine turco-siriano. Da una parte l'ISIS, dall'altra la Turchia di Erdogan. In mezzo il confine ed una speranza.
Questa speranza si chiama Rojava, soltanto un punto sulla carta di una regione tormentata, terra di resistenza ma anche laboratorio di democrazia dal basso, luogo in cui, sui fucili di chi combatte, sventolano bandiere di colori diversi ma che che parlano lo stesso linguaggio; quello dell' uguaglianza di genere, dell'autodeterminazione dei popoli e della convivenza pacifica.
E' su questa striscia di terra che si sta giocando la partita più importante; la battaglia contro daesh, il controllo e la chiusura del confine su cui si basa l'accordo tra Unione Europea e
Turchia, la violenza repressiva ed autoritaria del dittatore Erdogan.
Un racconto di denuncia sulle pesanti responsabilità dell'Europa nel sottoscrivere un accordo che violenta le vite di migliaia di persone, solo un piccolo tassello nella storia di un popolo che continua a non rassegnarsi all'idea di essere diviso dai confini, storie di uomini, donne e bambini che sono l'immagine del non arrendersi.